Dal canale Youtube dello shinbu dojo di Cesena
Negli ultimi anni si sta verificando un’inversione di tendenza che, finalmente, smentisce l’errata convinzione che il Karate sia una disciplina riservata esclusivamente ad un pubblico maschile.
Sempre più donne di ogni età si
avvicinano e si appassionano alla nostra disciplina, ma nonostante
questo sono ancora molte quelle che ne restano lontane solo perché
influenzate da pregiudizi e informazioni errate.
Nell’immaginario collettivo persiste
ancora la convinzione che le Arti Marziali siano esibizioni di forza
bruta o, nella migliore delle ipotesi, se ne evidenzia, in maniera
estremamente riduttiva, il solo aspetto legato alla difesa personale.
Proviamo allora a fare chiarezza su cosa sia realmente il Karate e prepariamoci a sfatare i falsi miti…
Nel Karate la forza fisica non conta. Le tecniche apprese insegnano a non opporre mai forza alla forza ma a sfruttare l’attacco dell’avversario per neutralizzarne la pericolosità.
Nel Karate la forza fisica non conta. Le tecniche apprese insegnano a non opporre mai forza alla forza ma a sfruttare l’attacco dell’avversario per neutralizzarne la pericolosità.
L’allenamento costante favorisce
l’acquisizione di un corpo sano e flessibile e accresce la fiducia in se
stessi, conferendo calma e serenità e rendendo così inutile ogni
esibizione di forza.
Non c’è mai brutalità né violenza ma
sincerità, rispetto, autocontrollo e continuo sforzo di
automiglioramento e crescita interiore.
Il Karate non è solo pratica fisica, è
una disciplina attraverso la quale si prende coscienza dello stretto
legame tra corpo e psiche, si avverte il legame causale tra i movimenti
del corpo e la propria personalità ed è per tutti, uomini e donne,
un’occasione per iniziare un viaggio alla scoperta di se stessi.
Praticare Karate significa innanzitutto
spogliarsi del vissuto quotidiano – pregiudizi, maschere, paure, ansie –
per migliorarsi e superare i propri limiti, imparare a credere nelle
proprie capacità, senza ostentazione, ed avere in mente che il primo
avversario è sempre e solo dentro di noi.
Da questa considerazione è facile
comprendere che il Karate è adatto a tutti, uomini, donne e bambini e
che quello che conta è la disposizione interiore.
Durante l’allenamento non importa se di
fronte si ha un uomo o una donna e le donne non hanno indulgenze in
considerazione della propria natura.
Nella pratica si annullano le differenze perché il fine è comune: l’allenamento del corpo e della mente, il rispetto ed il progresso comune.
Nella pratica si annullano le differenze perché il fine è comune: l’allenamento del corpo e della mente, il rispetto ed il progresso comune.
Uno dei falsi miti vuole le donne come fisicamente inadatte alla pratica delle arti marziali.
Se è vero che gli uomini sono per natura
fisicamente più forti, le donne sono in genere più veloci e più
sciolte, due caratteristiche che nel Karate sono a dir poco fondamentali
e ben più importanti della forza fisica.
Per contestare poi l’errata convinzione
che la pratica del Karate possa compromettere la femminilità basterebbe
semplicemente osservare le ragazze che praticano da molti anni insieme a
noi per rendersi conto dell’assurdità di tale affermazione.
Lasciamo però che a sfatare questo falso
mito siano le parole dell’endocrinologa Maria Luisa Brandi, docente
all’Università di Firenze e tra i massimi esperti in materia di
osteoporosi e di medicina sportiva in Italia. In un suo intervento al
secondo Congresso di Medicina dello Sport tenutosi lo scorso luglio 2003
ad Uliveto Terme la professoressa ha affermato che le Arti Marziali
sono addirittura più utili alle donne della danza classica e
dell’equitazione…
Citiamo dal suo intervento: «Per
crescere bene occorrono una buona struttura muscolo-scheletrica ed un
fisico equilibrato» «Per una ragazza è essenziale imparare le Arti
Marziali: oltre al fatto che servono all’autodifesa di cui si può sempre
aver bisogno, sono discipline complete, danno una concentrazione
straordinaria, fiducia in se stessi, senso dell’equilibrio e concezione
dello spazio che sono i requisiti primi dell’eleganza del portamento…»