di Patrick McCarthy
traduzione dall’originale inglese di: Marco Forti
Questa traduzione è stata autorizzata dall’autore (la riproduzione di questo testo è consentita solo con il consenso scritto dell’autore)
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Il logo del KoryuUchinadi
Il Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu®
(古流沖縄手拳法術) è un’interpretazione moderna delle discipline di
combattimento storiche di Okinawa, fondata come alternativa pragmatica
alla pletora di stili di Karate “tradizionale” terribilmente ambigui e
altamente non funzionali.
Metodo di apprendimento/insegnamento
completamente sistematizzato, coesivo e coerente, impartito in
un’atmosfera tradizionale che onora la cultura da cui deriva ed i
pionieri che ne hanno forgiato la pratica, il Koryu Uchinadi è sia un
arte che una scienza.
Ben spiegato attraverso la meccanica
comune e principi immutabili, il Koryu Uchinadi ha come caratteristiche
peculiari le vibranti dinamiche corporee, i movimenti efficaci, la
teoria funzionale basata sugli HAPV (atti abituali di violenza fisica) e
gli esercizi applicativi a due che ridonano vita ai Kata.
Una lunga analisi comparativa – resa
possibile dal fatto che abitavo in Giappone ed effettuavo continui
viaggi in tutto il Paese, in Cina e nel Sud Est Asiatico – mi ha fornito
i mezzi per scoprire, identificare e tracciare quali parti di quali
arti di combattimento avevano raggiunto Okinawa dalla Cina e dal Sud Est
Asiatico, quando e come.
Identificando frammenti di arti di
combattimento del Sud Est Asiatico e delle pratiche del quanfa
[kenpo/拳法] del Sud della Cina, risalenti al periodo Qing (1644-1911), in
larga parte provenienti dalla provincia del Fujian, mi ha consentito di
formulare un’ipotesi verosimile su come queste discipline siano
arrivate ad Okinawa nell’ultimo periodo dell’antico Regno delle Ryukyu e
di come si fusero con tradizioni di combattimento già esistenti.
Mentre approfondivo l’evoluzione di
questa storia embrionale ed eclettica, la particolarità dei miei studi
mi ha permesso di entrare in contatto con molte delle più alte autorità
nelle arti di combattimento giapponesi/okinawensi, cinesi e del SE
Asiatico. Questi contatti si sono rivelati davvero preziosi per la
prosecuzione delle mie ricerche.
Identificando non meno di cinque
discipline collegate al combattimento, in uso ad Okinawa nel periodo
dell’antico Regno delle Ryukyu, ho intrapreso uno studio meticoloso su:
1. Tegumi: un metodo antico di lotta di origine cinese [shuai jiao] praticato da ragazzi e giovani uomini;
2. Tigwa: una forma plebea di impatto percussivo originaria del Regno del Siam [boxe siamese];
3. Torite [qinna]: tecniche di presa e controllo utilizzate dagli ufficiali delle forze dell’ordine locali;
4. Buki-gwa [kobudo]: arte dell’uso delle armi;
5. Kata: forma olistica di movimento umano originaria della Cina [hsing].
1. Tegumi: un metodo antico di lotta di origine cinese [shuai jiao] praticato da ragazzi e giovani uomini;
2. Tigwa: una forma plebea di impatto percussivo originaria del Regno del Siam [boxe siamese];
3. Torite [qinna]: tecniche di presa e controllo utilizzate dagli ufficiali delle forze dell’ordine locali;
4. Buki-gwa [kobudo]: arte dell’uso delle armi;
5. Kata: forma olistica di movimento umano originaria della Cina [hsing].
Nel corso di questi studi e grazie alla
lettura delle opere di Donn Draeger, Joseph Campbell, Karel van
Wolferen, Ruth Benedict, Douglas Haring, George Kerr, Taira Koji, e
Edwin Reischauer – per citarne alcuni – è apparso evidente che quello
Zen e quella cultura diffusi in Giappone nel periodo che intercorre tra
la restaurazione Meiji e la seconda guerra mondiale, sotto gli auspici
della Dai Nippon Butoku Kai, aveva abbondantemente influenzato lo
sviluppo del Karate-do moderno [come era già successo con il Judo ed il
Kendo].
Oggetto del mio studio sin
dall’infanzia, la mia passione per le arti del combattimento è diventata
una vocazione che si è poi trasformata in una professione. La decisione
presa in giovane età di dedicarmi alle arti di combattimento mi ha
fornito l’opportunità di dedicare tutta la mia vita a questo studio.
Dopo anni di pratica diligente e di competizioni attive ho fondato la mia prima scuola nel 1974.
Pur non avendo ancora una formazione accademica nell’insegnamento ho scoperto presto che non tutti gli studenti imparano allo stesso ritmo né comprendono l’obiettivo della lezione nello stesso modo.
Pur non avendo ancora una formazione accademica nell’insegnamento ho scoperto presto che non tutti gli studenti imparano allo stesso ritmo né comprendono l’obiettivo della lezione nello stesso modo.
Questa esperienza mi ha fatto capire bruscamente che imparare e insegnare sono due discipline completamente differenti e che non potevano essere padroneggiate senza una ulteriore formazione.
Quanto ero stato ingenuo ad aspettarmi che il mio riuscire a comprendere ed eseguire una data tecnica con sforzo normale o medio fosse applicabile a tutti gli altri studenti nello stesso modo.
Quanto ero stato ingenuo ad aspettarmi che il mio riuscire a comprendere ed eseguire una data tecnica con sforzo normale o medio fosse applicabile a tutti gli altri studenti nello stesso modo.
Io ho imparato le arti di combattimento nel modo tradizionale: il mio maestro come d’uso “sollevava un angolo della pagina” ma si rifiutava di continuare fino a che io scoprivo da solo come “alzare gli altri tre angoli della stessa pagina” per poter capire interamente l’obiettivo di quella lezione.
Sono rimasto particolarmente sorpreso
dal fatto che mentre io apprezzavo i benefici della tradizione e
realizzavo pienamente che l’apprendimento aveva a che fare molto di più
con lo studio individuale che con l’istruzione ricevuta nel dojo, non
era così per lo studente medio.
Approfondendo metodi alternativi
attraverso i quali trasmettere ogni lezione e migliorare i livelli di
memorizzazione con studenti con diverse attitudini, i miei interessi mi
hanno portato ad aprire le porte all’acquisizione di diversi tipi di
conoscenza oltre a quelli legati alle arti di combattimento.
Identificando i diversi bisogni degli
studenti e l’importanza nello stabilire un’atmosfera che promuovesse
l’apprendimento funzionale, ho cominciato a dare molta importanza
all’eclettismo e all’innovazione.
Sono stato arricchito dagli studi dei
principi pedagogici, dalla gestione dei materiali didattici e dalla
pianificazione intelligente delle lezioni. Armato di queste nuove ed
essenziali competenze mi sono avventurato ulteriormente e sotto una
nuova luce nello studio dell’arte, recandomi alle sue fonti originarie.
Ho effettuato i miei studi in Giappone,
Cina e nel SE Asiatico in un periodo di transizione e in un momento
della mia vita caratterizzato da una profonda introspezione.
La mia vita stava cambiando
radicalmente: mi ero appena sposato, stavo mettendo radici in Giappone,
stavo creando una famiglia, studiando una nuova lingua e cercando di
comprendere una cultura diversa.
In quegli anni ho iniziato lo studio dell’arte della spada giapponese [nel Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu
sotto la guida diretta del maestro Sugino Yoshio] mentre continuavo ad
allenarmi nel Karate seguendo gli insegnamenti di Kinjo Hiroshi (una
delle più grandi autorità del Karate di Okinawa in Giappone) e di Inoue
Motokatsu [Ryukyu Kobujutsu Hozon Shinkokai] e sviluppavo una passione per il combattimento di sottomissione con Takada Nobuhiki [UWFI].
Tutto questo, insieme al contemporaneo impegno nella traduzione principale del Bubishi e di altri importanti opere, ha avuto un impatto considerevole sul modo in cui comprendevo il Karate.
Nel corso dei miei studi sono rimasto
particolarmente affascinato dai contributi storici di molti pionieri:
Kojo Taite (1837-1917), Aragaki Seisho (1840-1920), Xie Zhongxiang
(1852-1930), Higaonna Kanryo (1853-1917), Hanashiro Chomo (1869-1945),
Motobu Choki (1871-1944), Zhou Zhihe (1874-1926), Miao Xing (1881-1939),
Kiyoda Juhatsu (1886-1967), Wu Xianhui (1886-1940), Tang Daiji
(1887-1937) e Oshiro Chojo (1887-1935).
Basandomi sulla mia formazione, sulle
nuove visioni acquisite e su una conoscenza consapevole di quel che nel
karate moderno mancava, ho iniziato a pensare che adottare molte di
queste pratiche “antiche” ma altamente funzionali mi avrebbe consentito
di migliorare il mio allenamento e velocizzare i miei progressi … avevo
ragione.
Mentre continuavo a scrivere narrando le
mie esperienze, numerose riviste internazionali hanno cominciato a
dimostrare il loro interesse a pubblicare le mie opere, cosa che poi si è
verificata. Tutto questo mi ha portato a far conoscere e condividere la
parte funzionale della mia ricerca nel corso di seminari tenuti in
tutto il mondo.
In pochi anni i miei insegnamenti hanno incontrato un interesse crescente: “questi
insegnamenti non solo offrono una nuova visione, ma hanno aiutato a
cambiare il modo in cui migliaia di praticanti pensano all’arte, hanno
provocato controversie diffuse ed ispirato altri innovatori ad
imbarcarsi in simili ricerche.“
Poiché la maggior parte dei miei
insegnamenti sono basati sulla reinterpretazione di principi generali e
concetti intramontabili trasmessi dai pionieri, mi sono sempre riferito
ad essi chiamandoli semplicemente pratiche della “scuola antica”.
Solo più tardi ho avuto la necessità di trovare un nome formale con cui trasmettere questi insegnamenti.
La scelta di un nome
Le insicurezze hanno un modo strano per spingere certe persone a fare cose stupide.
Detto questo se non fosse stato per
coloro che si sono sentiti così minacciati da quel che questi
insegnamenti rappresentano, non avrei mai avuto la necessità di dover
stabilire un nome univoco per identificare e trasmettere questo lavoro.
Dopo essere stato definito con ogni
peggior termine presente nei dizionari e oltre, sono stato ridicolizzato
e ho ricevuto forti opposizioni da coloro che tentavano di screditare
la mia persona, il mio carattere e quello che rappresentavo.
Per quanto le persone con mentalità
aperta apprezzassero apertamente le mie innovazioni, le persone con i
paraocchi, chi non era in grado di pensare fuori dagli schemi e i “non
iniziati” le temevano considerandole indegne di rispetto e fonti di
opinioni confuse.
Ciononostante sono stato e continuo ad
essere assolutamente convinto del fatto che questo eclettismo e questo
spirito di innovazione sia stato e sia tuttora molto più coerente con
l’approccio originario, le intenzioni e gli insegnamenti dei pionieri di
quanto lo sia la mentalità conformista che caratterizza la base del
karate moderno: “la tradizione non consiste nel conservare le ceneri ma nel mantenere accesa la fiamma.”
È solo un nome
Nella scelta del nome volevo da un lato
identificare nella regione cinese del Fujian la principale fonte
originaria dell’arte e riconoscere ad Okinawa il ruolo di canale
culturale attraverso cui si era evoluta, dall’altro enfatizzare
l’importanza – nella pratica – della funzione sulla forma.
Per questo motivo ho preso in seria considerazione l’idea suggeritami dal mio maestro okinawense Kinjo Hiroshi (*).
Basandomi su quell’idea scelsi il termine Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu (古流沖縄手拳法術) come titolo formale per descrivere questo lavoro.
Basandomi su quell’idea scelsi il termine Koryu Uchinadi Kenpo-jutsu (古流沖縄手拳法術) come titolo formale per descrivere questo lavoro.
Nel tempo il nome Koryu Uchinadi si è diffuso nella comunità del Karate e molta gente l’ha accolto con entusiasmo.
I miei allievi sono stati sicuramente contenti di avere finalmente un termine ufficiale con cui definire il loro studio.
I miei colleghi si sono congratulati con me e ho anche ricevuto alcune lettere di supporto da Okinawa.
I miei colleghi si sono congratulati con me e ho anche ricevuto alcune lettere di supporto da Okinawa.
Naturalmente c’erano e ci sono ancora persone che non sanno dell’esistenza del Koryu Uchinadi.
Infatti, nonostante i miei numerosi
libri, i DVD, i seminari internazionali, l’organizzazione e la
pubblicità [positiva e negativa] ci sono probabilmente decine di
migliaia di persone in tutto il mondo che non hanno la minima idea di
cosa sia il Koryu Uchinadi. Sono certo al 100% che possano vivere
perfettamente le loro vite senza sapere che esista.
Ci sono invece alcune persone che sanno della sua esistenza ma non riescono proprio a capire di cosa si tratta.
Nel 1990 ha avuto luogo al Ginowan Sport Centre di Okinawa il Primo Festival Mondiale degli Uchinanchu (questo termine, in hogan
significa “abitante di Okinawa”, n.d.t.) per commemorare il ventesimo
anniversario della restituzione di Okinawa al Giappone. L’intento
dell’evento era quello di supportare importanti personalità okinawensi
in tutto il mondo e promuovere scambi con Paesi dove risiedevano persone
di origine okinawense.
Uchinanchu locali e provenienti
da ogni parte del mondo si sono incontrati e hanno dato vita ad un
festival dedicato alle arti, alla cultura, allo sport, all’educazione e
alle attività industriali.
Il festival è servito non solo come meravigliosa piattaforma per presentare un vasto spettro di interessi culturali, ma anche per dar vita ad un network che ha raccolto famiglie, amici e opportunità lavorative. Ad oggi quel network continua a prosperare.
Il festival è servito non solo come meravigliosa piattaforma per presentare un vasto spettro di interessi culturali, ma anche per dar vita ad un network che ha raccolto famiglie, amici e opportunità lavorative. Ad oggi quel network continua a prosperare.
La cosa più importante è che in quell’occasione il termine locale “Uchinadi” (沖縄手, pronunciato anche Okinawa-Te) ha iniziato a guadagnare popolarità come modo locale per riferirsi al karate in generale.
Nella comunità giapponese delle arti
marziali, le discipline da combattimento ricadono in categorie generali e
vengono ulteriormente identificate con nomi specifici. Ad esempio il
termine Kakutogi [格闘技/tecnica di combattimento] è una tra quelle
categorie generali in cui ricadono molte discipline competitive. Le
discipline di Kakutogi più conosciute sono lo Shoot-fighting, il Pride
ed il K1 insieme ad una miriade di stili di MMA (arti marziali miste).
Budo [武道/Via Marziale] è un termine che
identifica le moderne [現代/Gendai] interpretazioni delle arti di
combattimento classiche. Questa categoria comprende Judo, Kendo, Aikido,
Karate-do, ecc…
Le discipline originarie da cui sono nate le arti del Budo ricadono in una categoria definita Koryu [古流/scuola antica] e includono arti come il Ju-jutsu, Ken-jutsu, Aiki-jutsu e Karate-jutsu.
Le discipline originarie da cui sono nate le arti del Budo ricadono in una categoria definita Koryu [古流/scuola antica] e includono arti come il Ju-jutsu, Ken-jutsu, Aiki-jutsu e Karate-jutsu.
Ci sono diverse scuole di pensiero su
come queste diverse discipline debbano essere classificate e termini
come Bugei, Bujutsu e Budo ne riflettono gli sforzi. La scuola di
pensiero maggiormente accettata si basa sulle date di origine. Per
esempio le tradizioni Koryu si fanno genericamente risalire alle
pratiche sistematizzate prima della restaurazione Meiji (1868). Si
considera Budo l’insieme delle tradizioni sistematizzate dopo la
restaurazione Meiji ma prima della Seconda Guerra Mondiale. Naturalmente
ci sono eccezioni a questa regola in quanto le discipline Gendai sono
state fondate nel secondo dopoguerra e ciononostante accettate come
“autentiche”.
Dove i detrattori del Koryu Uchinadi hanno problemi è nel comprendere il senso in cui abbiamo usato il termine “Koryu”.
Non abbiamo mai presentato il Koryu
Uchinadi come una disciplina antica ma piuttosto come una
interpretazione moderna dei principi di combattimento senza tempo e
delle pratiche applicative comuni.
Infatti, se si conosce la verità, c’è
davvero poca differenza tra il modo in cui il corpo umano funziona oggi
il modo in cui lo faceva nella prima metà del diciannovesimo secolo.
Così, non solo la meccanica dei movimenti funzionali è rimasta la stessa
ma essi erano e continuano ad essere governati dagli stessi principi
immutabili.
Quello che ho fatto è sistematizzare le
pratiche antiche in un curriculum di studio coerente: tradizione
classica in una visione contemporanea.
Questo Karate-jutsu [沖縄手/Uchinadi] è basato sulle tradizioni antiche [古流/ Koryu] e non ho nessuna intenzione di cambiargli nome.
Nel 1994 mentre ancora risiedevo in
Giappone, sono stato contattato dal Presidente della Federazione
Australiana di Karate per sviluppare un programma attraverso il quale
accreditare gli istruttori di Karate in Australia indipendentemente dal
loro “stile”.
Vidi questa occasione come una
meravigliosa opportunità per introdurre il mio lavoro nel mondo sportivo
– il Presidente dell’AKF era anche un membro dell’esecutivo WKF.
Grazie a questa opportunità ricevetti una sponsorizzazione completa dall’ACNM (College per la Medicina Naturale) e attraverso la loro assistenza riuscii a organizzare i miei insegnamenti in un programma per studenti universitari.
Grazie a questa opportunità ricevetti una sponsorizzazione completa dall’ACNM (College per la Medicina Naturale) e attraverso la loro assistenza riuscii a organizzare i miei insegnamenti in un programma per studenti universitari.
La rispondenza alle competenze richieste dall’ANTA
[Australian National Training Authority], e a quei risultati accademici
e relativi criteri di valutazione richiesti a livello universitario
portarono il mio lavoro ad un ulteriore livello di sviluppo.
Benefici alternativi
Il Koryu Uchinadi può anche essere
appreso/insegnato come alternativa provocatoria ai metodi convenzionali
per il mantenimento della forma fisica e la gestione dello stress.
Apprendere come rispondere spassionatamente ad aggressioni ingiustificate richiede una forte autoresponsabilizzazione.
L’allenamento promuove la calma
interiore e – in presenza di conflitti – aiuta a ripristinare
l’equilibrio nelle relazioni personali e professionali.
Il Koryu Uchinadi è una pratica non
competitiva, totalmente basata su applicazioni difensive, intrisa dalla
filosofia morale e dall’insegnamento introspettivo a formare un unico
studio completo.
______________________
(*) Kinjo Hiroshi: nato nel 1919, Hanshi
9° dan, storico, ricercatore, scrittore, maestro di Uchinadi di quarta
generazione. È universalmente riconosciuto come una tra le autorità
okinawensi più preparate e rispettate.